La coda di pavone

Come sapranno bene i frequentatori di questa rubrica, la settimana scorsa ho raccontato, con attenzione e dovizia, della mia personale partecipazione agli Stati Generali della Natalità di Roma del 9 e 10 maggio scorso, evento, laico e non governativo, promosso dall’omonima Fondazione con l’obiettivo di approfondire e sensibilizzare sul problema dell’“inverno demografico” italiano. Essendo presente […]

23 Maggio 2024

Come sapranno bene i frequentatori di questa rubrica, la settimana scorsa ho raccontato, con attenzione e dovizia, della mia personale partecipazione agli Stati Generali della Natalità di Roma del 9 e 10 maggio scorso, evento, laico e non governativo, promosso dall’omonima Fondazione con l’obiettivo di approfondire e sensibilizzare sul problema dell’“inverno demografico” italiano.
Essendo presente in seconda fila, fila riservata alle Istituzioni provenienti da fuori Regione, ho assistito direttamente non solo all’organizzazione ma anche alle contestazioni succedutesi che si sono concentrate sulla presenza della Ministra Eugenia Roccella e sull’evento stesso che, ospitando il Santo Padre, è stato accusato di essere filo cattolico conservatore.
Quello che ho assistito, io come i quasi mille presenti, è stato un chiaro tentativo di impedire lo svolgersi di alcuni dibattiti oltrechè il cavalcare il momento mediatico per sostenere slogan contro la famiglia tradizionale e contro le misure governative legate al tema del diritto all’aborto.
Temi lontani dall’ evento dunque (riflettere sui numeri della natalità non significa promuovere status familiari o ostacolare diritti), ma tutto fa show davanti a telecamera e agli Stati Generali della Natalità era ben noto che di telecamere ce ne sarebbero state tante (un po’ come, nelle stesse ore, gruppo di ragazzi protestavano “pro-Palestina” davanti alle telecamere del Salone del Libro di Torino dove si parlava di ben altro).
Comunque la si pensi circa questi argomenti, c’è un aspetto che più di tutti ha catturato la mia attenzione: cosa la stampa ha poi riferito dei fatti accorsi. Una sorta di prova del nove della veridicità dei media perché, per la prima volta, ad un evento importante nazionale c’ero anch’io in carne e ossa.
Le cose raccontate erano vere? E’ possibile fidarsi e affidarsi a quanto i media riferiscono?
Le notizie diffuse dai maggiori quotidiani sono state quasi sempre parziali: chi ha omesso la durata della contestazione contro la Ministra Roccella trattandola come fosse stata solo una concisa bravata (quando è durata per quasi un’ora disturbando tra l’altro anche l’intervento di una donna incinta e il Presidente dell’Associazione delle Famiglie Numerose), chi ha descritto una Ministra che si è allontanata volontariamente (quando è stata costretta ad andarsene per non ostacolare, suo malgrado, il prosieguo dei lavori), chi ha celato i contenuti dell’evento fomentando il dubbio sulla laicità dello stesso, chi infine ha sostenuto gli agitatori di piazza che si sono scagliati contro i cordoni di sicurezza dimenticandosi che quei cordoni proteggevano la figura del Santo Padre, Capo di Stato e vertice spirituale della Chiesa Cattolica mondiale.
I più si sono soffermati a fare della filosofia sociale spiegandoci, e senza imbarazzo di celare spocchia, quale differenza corre tra “contestare” e “censurare” (la prima ci dicono sia un movimento che nasce dal basso, la seconda azione dall’alto) e questo per giustificare la protesta nonostante sia avvenuta (e fin qui nulla di male) non per “argomentare contro” ma solo per impedire che gli altri esponessero le proprie idee.
Una contraddizione insomma dove da un lato è stato rivendicato (con cori, slogan, proclami e fischietti) il diritto di parola ma dall’altro non lo si è consentito.
Ne sono seguiti dibattiti in televisione dove ci si è interrogati sui fatti e dove, come nel gioco del telefono senza fili, più si dibatteva e più i fatti si allontanavano dal dibattuto che così diventava sempre più solo un pretesto per un puro esercizio di stile, una fastidiosa ed egocentrica esposizione dei colori e l’ampiezza della propria coda (di pavone).
Un po’ come se consapevolmente fossero stati usati frammenti di vita reale, anche storpiandoli all’uopo, per sostenere cause preconcette, chi di destra politica e chi di sinistra, in quello che volgarmente viene detto “cherry picking” come quell’esercizio di cogliere solo gli aspetti a sostegno di proprie tesi, preconcette appunto.
“La dialettica destra – sinistra ci ha avvelenato l’anima” così Gigi De Palo, Presidente della Fondazione per la Natalità, e forse annacquato anche l’attendibilità dei nostri media.