La missione nel nome di Gesù
Il commento al Vangelo di domenica 3 luglio
30 Giugno 2016
Luca, dopo aver esposto la radicalità richiesta a chi vuol seguire Gesù, presenta l’invio dei settantadue discepoli che ricevono un mandato preciso: «Andare davanti a Gesù, in ogni città e luogo dove Egli stava per recarsi». La missione è nel suo nome, per rappresentarlo, soprattutto per preparare ad accoglierlo: è mediazione, la mediazione costituita dal precursore. E poiché tutti hanno bisogno di incontrare, accogliere e seguire Gesù, anche il numero degli inviati è rappresentativo dell’universalità di questa chiamata, affinché nessuno ne resti escluso. Anche la forma «a due a due» di questo invio, esprime la comunione, l’essere Chiesa-comunità: perché nessuno può credere da solo. È chiaro che anche la testimonianza della Fede è un atto comunitario che richiede la comunione tra chi la annuncia ed i destinatari. Alla base della missione, Gesù pone la preghiera: è Dio stesso che vuole avere bisogno di noi per renderci annunciatori del suo regno. E nell’accogliere la chiamata, scopriamo la gioia evangelica che ti dà la forza per essere cristiani ovunque ci troviamo.L’Eucarestia, banchetto pasquale e pegno della gloria futura, che rinnova ed attualizza per noi la Pasqua, è anticipo che ci fa pregustare questa gioia.
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