La pesca miracolosa
At 5,27-32.40-41; Ap 5,11-14; Gv 21,1-19
2 Maggio 2019
Le apparizioni del Signore in mezzo ai suoi hanno a che fare col rapporto fra il vedere (sapere) e la fede (credere). Credere e sapere sono complementari. Certo, il credere va oltre il sapere, perché sulla base della fiducia accettiamo anche quello che non vediamo e non comprendiamo. Ma per credere, devo sapere a chi mi affido, devo percepire la realtà e la bellezza degli eventi e dei significati. Oggi, più che mai, la grande questione è proprio la fede.La pesca è miracolosa non per la quantità di 153 grossi pesci pescati, ma perché, da soli, senza Gesù, i discepoli non avevano preso nulla. Solo quando il risorto ordina loro dalla riva: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”, la pesca sarà abbondantissima. Poi non accadono cose straordinarie, i discepoli ritrovano Gesù e mangiano insieme.L’annuncio del Vangelo e tutta l’attività della Chiesa portano frutto solo perché Gesù è risorto e opera insieme con noi. Gesù non è solo un maestro che ci ha lasciato un bellissimo insegnamento e un meraviglioso esempio personale da imitare. È soprattutto il Salvatore che rende efficace il suo insegnamento e il suo esempio; ci attrae a sé con la grazia dello Spirito Santo e ci conduce alla vita eterna. Gesù appare ai suoi e compie gesti che preparano il dono del primato a Pietro. Dalla risurrezione alla Chiesa. Non sembra stravolta la vita dei discepoli: pescatori erano, pescatori rimangono. Le difficoltà restano le stesse, infatti da soli non pescano nulla. Cambia solo la consapevolezza della presenza di Dio, di Gesù risorto, il Salvatore, nella propria vita. Pietro è il protagonista: lui decide e gli altri seguono. Ma il primo a riconoscere Gesù è il discepolo amato: “È il Signore!”.
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