Liberi di scegliere se migrare o restare
“I recentissimi fatti successi in Israele, i morti da ambo le parti spesso bambini, gli ostaggi, il terrorismo, la reazione armata, la fuga della popolazione, il rischio di estensione del conflitto… sono sotto i nostri occhi e ci angosciano. Il tutto si aggiunge alla preoccupazione per la guerra in Ucraina e per le tante guerre […]
26 Ottobre 2023
“I recentissimi fatti successi in Israele, i morti da ambo le parti spesso bambini, gli ostaggi, il terrorismo, la reazione armata, la fuga della popolazione, il rischio di estensione del conflitto… sono sotto i nostri occhi e ci angosciano. Il tutto si aggiunge alla preoccupazione per la guerra in Ucraina e per le tante guerre spesso dimenticate in giro per il mondo. Dentro questa realtà, che sicuramente avrà pesanti riflessi anche sui flussi migratori, si colloca la presentazione del nostro rapporto”. Con queste parole il presidente di Caritas italiana, il nostro arcivescovo Redaelli, ha introdotto la presentazione nazionale del XXII Rapporto Immigrazione di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, avvenuta lo scorso 17 ottobre a Roma.
“Liberi di scegliere se migrare o restare” il titolo del Rapporto 2023, che si rifà al messaggio scelto da papa Francesco per la scorsa Giornata mondiale del migrante e del rifugiato: “il Papa ricorda che sempre più persone nel mondo sono costrette a migrare a causa di conflitti, persecuzioni, disastri ambientali, povertà, ecc. e che molti di loro per farlo devono mettersi in mano a pericolosi trafficanti e rischiare la vita in viaggi potenzialmente mortali per cercare un futuro migliore altrove. Ma le tragedie che accadono non devono diventare una giustificazione per limitare il diritto delle persone di migrare, rendendo l’ingresso e il soggiorno nel nostro paese una sfida impossibile”, ha aggiunto monsignor Redaelli.
I dati nazionali e in Europa
I migranti internazionali nel 2021 sono stati il 3,6% della popolazione mondiale, vale a dire 281 milioni di persone. Complessivamente nell’Unione europea, su una popolazione di 447 milioni, sono presenti circa 23,7 milioni di cittadini di Paesi extra-Ue e 37,5 milioni di persone nate fuori dall’Ue.
Scendendo ancora nel contesto nazionale, al 1° gennaio 2023 l’Istat indica la presenza di 5.050.257 cittadini stranieri residenti in Italia, in lieve aumento rispetto all’anno precedente, che aveva registrato 5.030.716 persone. Per quanto riguarda la distribuzione territoriale, continua a prevalere l’inserimento nel Nord Italia, che accoglie il 59,1% dei residenti totali.
Per quanto riguarda gli aspetti demografici, il Report 2023 mette in risalto come i nuovi nati stranieri dal 2012 al 2021 siano diminuiti del 28,7%, passando da quasi 80 mila a meno di 57 mila: dopo i picchi di crescita registrati nel primo decennio del 2000, con un +45,2% fra il 2003 e il 2004, è ormai da un decennio che il numero di nuovi nati stranieri diminuisce costantemente e sempre più, arrivando al -5% negli ultimi due anni.
Lavoro e povertà
All’interno di un contesto occupazionale nazionale positivo, che vede una fase di ripresa che perdura già da diversi mesi, il tasso di occupazione dei lavoratori Non-Ue è pari al 59,2% e registra una maggiore incidenza nei settori dell’Agricoltura, delle Costruzioni e dell’Industria ma, nel corso del 2022, i settori che hanno visto l’aumento più marcato nell’occupazione di cittadini stranieri sono quelli legati al Turismo e alla Ristorazione, che hanno visto una salita rispetto all’anno precedente rispettivamente del 16,8% e del 35,7%.
Non è però tutto oro quello che luccica: infatti, tra le difficoltà principali che i lavoratori stranieri riportano nel trovare un lavoro in Italia, vengono indicate scarsa conoscenza della lingua, presenza di discriminazioni dovute all’origine straniera, mancanza del permesso di soggiorno o della cittadinanza e mancato riconoscimento del titolo di studio conseguito all’estero.
Tra le “note dolenti” del Report Immigrazione 2023 si giunge quindi alle problematiche legate alla povertà. Nonostante le ottime cifre legate all’occupazione di cittadini Non-Ue, peggiora in modo preoccupante la condizione dei disoccupati: tra loro risulta povera quasi una persona su due (solo un anno fa, una persona su quattro). Accanto poi alle fragilità di chi è senza un impiego, si aggiungono quelle di chi un lavoro lo possiede: il fenomeno della in-work poverty, ormai noto nel nostro Paese, ha registrato un forte aggravamento negli ultimi anni, tanto tra stranieri, quanto tra non stranieri. Secondo le ultime stime Istat, il 7% degli occupati in Italia vive in una condizione di povertà assoluta, percentuale che sale al 13,3% tra i lavoratori meno qualificati; il dato schizza al 31,1% per i cittadini stranieri.
Un ulteriore elemento di criticità è infine quello legato ai minori: si contano 1milione 400 mila bambini poveri e un indigente su quattro è un minore. Se si considerano le famiglie straniere con minorenni i dati appaiono davvero drammatici: tra loro l’incidenza della povertà raggiunge il 36,2%, più di 4 volte la media delle famiglie italiane con minori.
La situazione dei cittadini ucraini
In Italia, i profughi ucraini sono 175mila e molti hanno trovato ospitalità attraverso il sistema di accoglienza diffusa e grazie alla rete di connazionali già presenti nel Paese. Quella ucraina, infatti, è la quarta comunità Non-Ue in Italia, con circa 225mila persone regolarmente soggiornanti, il 79% donne. Per quanto riguarda la situazione occupazionale di questi cittadini, in totale le attivazioni collegate alla titolarità di un permesso legato a una forma di protezione sono state poco più di 22mila.
Anche sul nostro territorio diocesano prosegue l’accoglienza, condivisa, diffusa e strutturata, di cittadini ucraini in fuga dal conflitto nel loro Paese d’origine. Allo scorso mese di settembre risultavano presenti e assistiti 102 cittadini dall’Ucraina. Di questi 64 sono accompagnati dalla Cooperativa Sociale Murice, braccio operativo della Caritas diocesana di Gorizia.
Nel corso di questi mesi di permanenza sul nostro territorio (ormai purtroppo quasi 2 anni di conflitto), svariate tra queste persone hanno avuto la possibilità di essere inserite in percorsi di formazione e programmi lavorativi, trovando così pian piano una propria autonomia che ha consentito loro di “uscire” dal sistema di assistenza.
Le migrazioni sul territorio diocesano
Sul territorio della Diocesi di Gorizia continuano gli arrivi di persone provenienti, per la maggior parte, dalla Rotta balcanica, che giungono sul locale in forma transitoria, per spostarsi subito verso altre destinazioni in Europa, o per avviare proprio a Gorizia le pratiche per la richiesta di asilo politico. Molte di queste persone trovano inserimento al Cara di Gradisca d’Isonzo e al Nazareno di Gorizia, strutture che però non riescono a far fronte al numero – per quanto non preoccupante – comunque elevato di cittadini extra-Ue presenti complessivamente sul territorio.
Nel periodo estivo, caratterizzato quest’anno da un grande caldo, la Caritas diocesana di Gorizia ha provveduto a fornire la possibilità, per queste persone, di usufruire gratuitamente di alcune docce presenti in “Casa San Francesco” a Gorizia. Ora che le temperature si stanno facendo più rigide, come avvenuto anche nello scorso autunno/inverno, la Caritas diocesana riavvia l’”Emergenza Freddo”, fornendo ospitalità notturna a Gradisca d’Isonzo, presso gli spazi della Parrocchia di San Valeriano, e a Gorizia, presso “Casa San Francesco”, dove sono stati distribuiti anche alcuni k-way antipioggia, dato il maltempo degli scorsi giorni.
“I dati riportati nel Report nazionale vanno letti con molta attenzione – ha commentato il diacono Renato Nucera, direttore di Caritas diocesana – e sempre con attenzione la Caritas diocesana segue l’evolversi della situazione sul locale. Grazie all’aiuto di numerosi volontari, presenti tanto a Gradisca quanto a Gorizia e che cogliamo l’occasione per ringraziare nuovamente per la loro grande disponibilità, è possibile fornire alle persone che si trovano a trascorrere la notte all’addiaccio un posto caldo dove poter riposare, all’interno di una situazione che chiamiamo “Emergenza” ma che assume sempre più gli aspetti di qualcosa di concreto e reale”.
(Foto: ANSA/SIR)
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