Pecunia non olet…
Non fa rumore la scelta del gruppo Shell, prima compagnia petrolifera privata al Mondo, che ha deciso, senza troppi imbarazzi, di rallentare il percorso di riduzione delle emissioni di anidride carbonica per garantire lauti guadagni odierni agli azionisti. Se mentre nel 2020 aveva presentato la sua road map per azzerare progressivamente le emissioni entro il […]
2 Maggio 2024
Non fa rumore la scelta del gruppo Shell, prima compagnia petrolifera privata al Mondo, che ha deciso, senza troppi imbarazzi, di rallentare il percorso di riduzione delle emissioni di anidride carbonica per garantire lauti guadagni odierni agli azionisti.
Se mentre nel 2020 aveva presentato la sua road map per azzerare progressivamente le emissioni entro il 2050, ora le promesse sono state rimangiate con paradossale plauso del mercato che ne ha addirittura rialzato i valori in borsa.
I dividendi previsti sono stati maggiorati, i posti di lavoro tagliati, gli investimenti nel fossile accresciuti in maniera considerevole.
Eppure solo tre anni fa l’Agenzia internazionale per l’Energia (espressione dei Paesi industrializzati) aveva affermato che l’unico modo per contenere l’aumento della temperatura globale entro la soglia degli 1,5 gradi centigradi (valore sopra il quale si prevedono effetti ambientali catastrofici) sarebbe stato quello di azzerare e da subito i nuovi investimenti in gas, petrolio e carbone.
Di questa notizia/non notizia colpisce l’indifferenza, la sordità con cui la Società ancora crede che i temi ambientali siano, come negli anni ’80, riempitivi scolastici per le future generazioni.
Prepotente è ancora l’approccio dell’arraffare tutto e subito in una corsa dove l’unico, onnipotente valore è sempre e solo il profitto a scapito di tutto: case, figli, animali, generazioni.
E se da un lato si alzano le spalle e si riempie il portafoglio, dall’altro l’Unione Europea, sul filo di rasoio delle prossime elezioni, approva la Direttiva sulle case green: una scala cronologica di efficientamenti per azzerare il dispendio energetico delle case di tutti gli Europei entro il 2050. Un obiettivo giusto a peso di una prioritaria platea sbagliata: le famiglie, coloro cioè che dai maggiori costi che dovranno sostenere (si stima sui 20.000€ a casa), a differenza delle Imprese, ne trarranno solo spese.
Le imprese sfuggono dalle maglie e i privati ne restano impigliati: un classico.
In ogni caso, un tema, che insieme alla denatalità, l’energia green e l’immigrazione, non è più rinviabile e men che meno governabile da chi, figlio della ricostruzione post guerra del secolo scorso, ancora pontifica sull’inutilità e futilità dell’attenzione all’ambiente a favore del mero sviluppo e immediato lucro.
E così, mentre nei Palazzi si tratta l’argomento ancora come un balzello capriccioso, vezzo di giovani bamboccioni, oggetto di derisione di qualche attivista ambientale isolato, le piazze di tutte le città d’Italia e d’Europa si riempiono quasi ogni venerdì di ragazzi che aderiscono al movimento “FridayForFuture” chiedendo agli adulti di avere rispetto del Mondo che gli stanno consegnando.
“Noi non abbiamo ereditato il mondo dai nostri padri, ma lo abbiamo avuto in prestito dai nostri figli e a loro dobbiamo restituirlo migliore di come lo abbiamo trovato” (antico detto Masai)
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