X^ domenica del Tempo Ordinario
Il commento al Vangelo di domenica 5 giugno 2016
2 Giugno 2016
La Liturgia di questa domenica c’inserisce, pienamente, nel tempo “per annum” destinato non a celebrare un particolare aspetto del mistero di Cristo, ma a venerare questo mistero nella sua globalità. Questo è il tempo in cui la comunità cristiana approfondisce nella Fede il mistero pasquale e sottolinea le esigenze morali della vita cristiana. Del Vangelo, ci viene regalata un pagina particolare… Proviamo ad entrare in essa.Nain, nella bassa Galilea, era vicina al luogo dove Eliseo aveva risuscitato il figlio della donna che lo aveva ospitato. Questo Vangelo precede immediatamente le parole di Gesù agli inviati di Giovanni: “I morti risuscitano”. Gesù ha cuore e “viscere di misericordia” per le vedove e i loro figli, come già lo furono i profeti Elia ed Eliseo.La vedova è l’icona della povertà: senza sostegno del passato (il marito), senza quello futuro (il figlio). È come l’umanità dinanzi al Signore che “ne ebbe compassione”. La capacità di compatire fa di Gesù il Signore per il potere datogli dal Padre sulla stessa morte. È interessante che in questa pagina evangelica l’evangelista Luca chiama, per la prima volta, Gesù “il Signore”, titolo rivolto a Gesù dopo la sua risurrezione, dando una chiara connotazione ci chi è Gesù: il Signore della vita. C’è, inoltre, un’atteggiamento che viene messo in evidenza: Gesù “fu preso da grande compassione per lei”. Nel vangelo di Luca questo atteggiamento lo ritroviamo nella parabola del Buon Samaritano, che appunto si commuove alla vista dell’uomo mezzo morto abbandonato lungo la strada (Lc 10,33), ed in quella del Padre Misericordioso che si commuove al vedere il figlio di ritorno (Lc 15,20). E’ interessante notare che si tratta di figure che in qualche modo si rifanno alla capacità di amare propria di Dio.A noi discepoli del Risorto viene chiesto di seguire Gesù… e ci viene, quindi, indicata la strada: avere compassione avvicinarsi, toccare, far rialzare… Anche a noi viene chiesto di “ridonare la vita” a chi ha perso la speranza. Dare vita nelle piccole cose, nel quotidiano: nell’accoglienza dei ragazzi a catechesi, visitare gli ammalati, accompagnare le persone nella preghiera gioiosa e piena di fede, nell’affrontare la vita con onestà e trasparenza, con fede semplice e coerente… Ogni volta che compiamo un gesto che ridona vita, ci si accorge che Dio visita il suo popolo. Ogni volta che come credenti compiamo gesti profetici di luce, rendiamo testimonianza all’azione salvifica di Dio. Che le nostre comunità, radunate oggi nel proclamare la propria fede, siano continuamente capaci di ridare vita a chi incontrano.
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