Xaver Zimmermann: una vicenda poliedrica
Fran Xaver Zimmermann è stato un personaggio rilevante per la storia di Gorizia. Era nato il 4 giugno del 1876 da madre morava e padre di origine slesiana. A Olmütz, in Moravia, compì gli studi ginnasiali, a Praga seguì i corsi di germanistica e di filologia classica. A partire dall’anno 1908 lo troviamo tra i […]
4 Gennaio 2024
Fran Xaver Zimmermann è stato un personaggio rilevante per la storia di Gorizia. Era nato il 4 giugno del 1876 da madre morava e padre di origine slesiana.
A Olmütz, in Moravia, compì gli studi ginnasiali, a Praga seguì i corsi di germanistica e di filologia classica. A partire dall’anno 1908 lo troviamo tra i professori della Staatsgymnasium a Gorizia.
A Gorizia divenne negli anni prima della Grande guerra una figura notevole, a lui infatti dobbiamo maggiormente anche le nostre conoscenze più approfondite su molti aspetti riguardanti la cultura e la letteratura. Il suo nome è legato alla rivista Görzer Studien, che aveva lo scopo di promuovere lo studio e la ricerca sulla storia e la cultura di Gorizia.
Oltre a rievocare scene di vita quotidiana, come per esempio la descrizione di un carnevale in città sotto la neve, Zimmermann scrive ricerche, per esempio del duca Erich von Friaul oppure sui primi spettacoli teatrali dei gesuiti a Gorizia.
Zimmermann fu un personaggio assai poliedrico, la cui attività spaziava dall’insegnamento agli studi umanistici, dal giornalismo alle ricerche storiche e archeologiche. Purtroppo la guerra mise fine al suo originale lavoro di pubblicista. Zimmermann perse a seguito dei bombardamenti della città oltre alla casa di sua proprietà anche gran parte del materiale raccolto durante le sue ricerche.
Dovette trasferirsi a Klagenfurt, dove prese a insegnare nel ginnasio della città austriaca.
Per alcuni anni soggiornò anche a Roma, come parte del corpo diplomatico austriaco in Vaticano.
È importante citare anche il libro che scrisse nel 1918 e che dovette essere stampato a Gorizia, ma date le circostanze uscì in Austria con il titolo Geschichte und Geschichten aus der Stadt, der Gesellschaft und ihrem friaulischen Vaterland (tradotto poi in italiano novant’anni dopo con il titolo Gorizia di ieri), dedicato proprio alla sua amata città. ‘’La Grande Guerra ha segnato non soltanto qualcosa di più della semplice conclusione di un capitolo della storia di Gorizia, ma addirittura la fine dell’esistenza della città di un tempo’’.
Così scrive Franz Xaver Zimmerman nell’introduzione del suo libro. La stessa cosa si potrebbe dire dell’Impero austroungarico. Se ci pensiamo bene, c’è nell’arte asburgica una malinconica consapevolezza del declino.
Certe poesie di Rainer Maria Rilke evocano uno stile ombroso e un trepido smarrimento del suo ambiente, il romanzo di Robert Musil, I turbamenti del giovane Törless, intuisce la fine e preannunzia gli irrazionali razzismi che si sarebbero di lì a poco scatenati nell’Europa germanica.
Ma anche nella musica: Richard Strauss e Gustav Mahler.
L’operetta rappresenta forse questo decadentismo più esplicitamente. Cerca di far scordare la fine imminente. Glücklich ist, wer vergisst (È felice, chi dimentica)… dice un personaggio dell’operetta viennese.
Ma forse l’Austria, non più un impero, ha saputo farsi una nuova identità, l’identità di uno stato moderno e pronto a guardare al futuro.
E Gorizia? Ha trovato una sua identità? È riuscita a chiarirsi? È ancora in relazione, possibile solo ove le componenti del dialogo non si annullano o è forse rimasta impigliata nei meandri dei meccanismi difensivi, accentuati, per proteggersi meglio?
Un segno di smarrimento c’è già nel nome che porta: Gorizia, Gorica, Gurize, Goritia…
Mi ricordo che nel 2001, nel millesimo anniversario della nascita della città, alcuni rappresentanti ufficiali cercavano di celare l’etimologia del nome, cioè la derivazione dalla parola slovena gorica che significa piccolo monte e citata nel documento dell’imperatore Ottone II dell’anno 1001.
Per altri la parola deriva dal latino medioevale gurgus (conca), per altri ancora dal gotico guar (difesa), ecc…
Chi più ne ha, più ne metta.
Carlo Nanut
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